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8 ottobre 2022
29 gennaio 2023
Un personaggio passionale, sfuggente, insaziabile, con un temperamento da giocatore d’azzardo, che non esita a rischiare la vita per i suoi reportage.
366 fotografie selezionate dagli archivi dell’agenzia Magnum Photos, è infatti quello di rivelare le sfaccettature, le minime pieghe di un personaggio ad un tempo inquieto, tenace e sensibile, “un torero che non uccideva, ma combatteva generosamente per se stesso e per gli altri in un turbine” e che “la sorte ha voluto fosse colpito all’apice della sua gloria”, come ebbe a scrivere di lui Henry Cartier-Bresson.
La folla riunita davanti al negozio di biciclette di Pierre Cloarec. Pleyben, Francia, luglio 1939. Il proprietario del negozio corre il Tour de France
Considerato il più grande fotografo di guerra della storia, tra le fotografie in esposizione non mancheranno le immagini di guerra che hanno forgiato la leggenda di Robert Capa, ma la mostra non si limiterà tuttavia a queste o a una retrospettiva dell’opera di Capa. Nel tentativo di restituire la complessa dimensione dell’opera di Capa la mostra gira intorno al suo soggetto, tanto in senso letterale quanto figurato, riunendo in occasioni diverse più punti di vista dello stesso evento, come a riprodurre un movimento di campo-controcampo, restituendo in questo modo un respiro cinematografico spesso percepibile in molte sequenze. Nell’alternanza di “tempi deboli” e “tempi forti” che caratterizzano le nove sezioni tematiche della mostra si viene profilando l’identità di Robert Capa: la sua sensibilità verso le vittime, i diseredati e le migrazioni, la complicità e l’empatia dell’artista rispetto ai soggetti ritratti, soldati, ma anche civili, sui terreni di scontro, in cui ha maggiormente operato e si è distinto. Arricchiscono la mostra, inoltre, le pubblicazioni dei reportage di Robert Capa sulla stampa francese e americana dell’epoca, gli estratti di suoi testi teorici sulla fotografia e di un film di Patrick Jeudy dedicato al fotografo, oltre alla registrazione sonora di un’intervista di Capa a Radio Canada.
Tutte le immagini presenti sono protette da copyright © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos
John Steinbeck e Robert Capa riflessi in uno specchio.
URSS, settembre 1947
Attraverso la fotografia è stato in grado di parlare a tutti noi, come continua a fare tuttora. Non ha mai considerato le sue fotografie come arte. La sua epoca aveva altre preoccupazioni.
Cornell Capa
Miliziani repubblicani. Barcellona, agosto 1936
– e anche il suo personale coinvolgimento nella lotta contro il fascismo – sono tutti fattori che portano Capa al giornalismo. E se la politica portava alla guerra, era naturale che il fotografo si occupasse del conflitto.
Richard Whelan
Un soldato italiano alle spalle di una colonna di
compagni catturati marcia verso un campo di prigionieri
di guerra, nei pressi di Nicosia. Sicilia, 28 luglio 1943
da un corpo di fotografi professionisti inviati in prima linea e nelle città bombardate, i cui scatti furono immediatamente pubblicati su quotidiani e periodici sia in Spagna che all’estero.
Susan Sontag
Xi’an, maggio-giugno 1938
Vicina a Chiang Kai-shek e ai nazionalisti cinesi, e quindi molto distante dai comunisti, la rivista di Henry Luce intendeva mobilitare l’opinione pubblica americana a favore del campo nazionalista che difendeva l’indipendenza della Cina contro il Giappone.
Michel Lefebvre
La prima ondata di truppe americana sbarca durante
il D-Day. Omaha Beach, costa della Normandia,
6 giugno 1944
Susan Sontag
La prima funzione per Rosh Ha-Shanah tenutasi in una sinagoga della città dal 1938.
Berlino, 7 settembre
tra cui John Huston e Gene Kelly, e frequentazione del mondo della moda, come ricorda Bettina Graziani, all’epoca modella di punta di Jacques Fath, che alloggiava in albergo come lui.
Laure Beaumont-Maillet
Il centro sociale della fattoria collettiva.
Repubblica socialista sovietica ucraina, agosto 1947
Va detto che lui e Steinbeck non avevano trovato niente di meglio, in piena guerra fredda, che prendere come tema del loro viaggio: “La gente è uguale dappertutto”.
François Maspero
Insegnante di una Yeshivah, o scuola di insegnamento
ortodosso, legge il Talmud ad alta voce ai bambini.
Gerusalemme, 1948-1950
Questi immigrati, che finalmente raggiungevano la terra dei loro antenati dopo aver sperimentato gli orrori dei campi di concentramento nazisti […] venivano trasportati su camion in campi di internamento circondati da filo spinato fino a quando non si riusciva a trovare loro un lavoro e un alloggio. […] Capa, eterno apolide e rifugiato per indole e professione, rimase sconvolto dal destino di questi internati involontari e allo stesso tempo affascinato dalla loro integrazione nella vita di questa nuova nazione dalle città sovrappopolate.
Richard Whelan
Sulla strada da Nam Dinh a Thai Binh, 25 maggio 1954
Susan Sontag
John G. Morris