MOSTRA PASSATA

Japonisme: un amore a prima vista

Un percorso di grande fascino ed eleganza alla scoperta delle suggestioni che il Sol Levante ha regalato all’Occidente.

Nel 1853, il Giappone riapre le sue porte al resto del mondo. Misterioso e diverso, è stato subito amore e ha influenzato l’arte in tutta Europa.
A Palazzo Roverella, un percorso di grande fascino ed eleganza, che attraverso le opere di grandi artisti europei come Van Gogh, Gauguin, De Nittis, Degas e Bonnard, vi porterà alla scoperta di un’arte nuova nata dai capolavori, dalle suggestioni e dalle innovazioni che il Sol Levante ha saputo regalare alla cultura occidentale.

Ti innamorerai anche tu del Giappone?

Forma, sintesi e raffinatezza

Utagawa Hiroshige, trentasei celebri vedute del Fuji, Cinquantatré stazioni del Tokaido

Dall’Impero del Sol Levante, un uragano di rinnovamento

Sul finire del XIX secolo la scoperta delle arti decorative giapponesi diede una notevole scossa all’intera arte europea. Un potente vento di rinnovamento, se non proprio un uragano, che dall’Oriente investiva modelli, consuetudini stratificate nei secoli, conducendo l’arte del Vecchio Continente verso nuove e più essenziali norme compositive fatte di sintesi e colori luminosi.

La svolta avvenne quando, all’inizio degli anni Sessanta dell’Ottocento cominciarono a diffondersi in Europa, e principalmente in Francia, ceramiche, stampe, ed arredi da giardino dall’Impero del Sol Levante che, pochi anni addietro, nel 1853, si era aperto al resto del mondo.

atsushita Hokusai – La (grande) onda presso la costa di Kanagawa, 1831

L’apertura di uno scrigno

Siamo nel 1853 e dopo due secoli di isolamento, il Giappone riapre le sue porte e torna ad avere rapporti diplomatici e commerciali con il resto del mondo…

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Paul Gauguin, Fête Gloanec, 1888

Le japonisme

Percepito come misterioso e diverso, l’innamoramento per il Giappone è stato immediato e ha dato vita a una vera e propria moda…

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Henri de Toulose-Lautrec, Regina di gioia, 1892

Genesi ed evoluzione

Quattro tappe, come quattro sono state le grandi Esposizioni Universali che hanno messo in comunicazione il mondo occidentale con quello giapponese…

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Alois Delug, Jum Jum, 1893

Un’influenza mai sopita

Un trionfo che ha contaminato ogni ambito dell’espressione artistica in tutta l’Europa e non si è più sopita…

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I due volti del Giappone in epoca Edo e Meiji

L’isolamento volontario del Giappone, durato 250 anni, verrà interrotto solo nel 1853 con la decisione del commodoro americano Perry di forzare l’apertura dei porti…

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L’apertura di uno scrigno

Katsushita Hokusai – La (grande) onda presso la costa di Kanagawa, 1831

Siamo nel 1853 e dopo due secoli di isolamento, il Giappone riapre le sue porte e torna ad avere rapporti diplomatici e commerciali con il resto del mondo.

Per gli artisti europei, è come aprire un vaso di Pandora fino a quel momento sigillato e inaccessibile che, invece di portare sciagure, rivela ai loro occhi un inestimabile patrimonio artistico e culturale da ammirare, studiare, imitare e dal quale soprattutto, trarre ispirazione.

Le japonisme

Paul Gauguin, Fête Gloanec, 1888

Percepito come misterioso e diverso, l’innamoramento per il Giappone è stato immediato e ha dato vita a una vera e propria moda

capace di influenzare i più svariati settori dell’arte e della cultura occidentali prendendo il nome di Japonisme.

Genesi ed evoluzione

Henri de Toulose-Lautrec, Regina di gioia, 1892

Quattro tappe, come quattro sono state le grandi Esposizioni Universali che hanno messo in comunicazione il mondo occidentale con quello giapponese,

cominciando dalla London World’s Fair del 1862, dove tutto ha avuto inizio e dove è stato possibile ammirare per la prima volta una grande quantità di prodotti del Paese del Sol Levante.

Un trionfo di porcellane, abbigliamento, lacche, stampe ukiyo-e e ventagli che, pochi anni dopo, conquistano anche Parigi (all’epoca la capitale mondiale dell’arte) prima di diffondersi in tutta Europa.

Un’influenza mai sopita

Alois Delug, Jum Jum, 1893

Un trionfo che ha contaminato ogni ambito dell’espressione artistica in tutta l’Europa e non si è più sopita:

ancora oggi, quasi due secoli dopo l’apertura di quello scrigno, il Sol Levante continua a regalare alla cultura occidentale gemme preziose a cui ispirarsi.

Echi giapponisti. E la cartellonistica diventa arte

1860-1915. Sono anni di fermento culturale, di teatri, di mode e intrattenimenti che ridefiniscono il modo di vivere il proprio tempo libero e trasformano il volto delle città.

Le città si rinnovano e sui loro muri cominciano a comparire dei cartelloni pubblicitari formati di testo e immagine. Nasce il manifesto.

Nei manifesti fiorisce una raffinatezza alla portata di tutti, un universo alieno invade le strade. Il Giappone diventa lo specchio di una realtà così lontana da diventare modello e guida.

Le preziose stampe e le ceramiche giapponesi circolano infatti anche tra i primi cartellonisti che assimilano i taciti insegnamenti, dando vita ad un linguaggio ibrido e a nuove formule dirompenti.

I due volti del Giappone in epoca Edo e Meiji

L’isolamento volontario del Giappone, durato 250 anni, verrà interrotto solo nel 1853 con la decisione del commodoro americano Perry di forzare l’apertura dei porti.

Questo evento rappresenta un punto fermo nella storia di questo paese perché interseca un processo già in atto: la modernizzazione del Giappone.

Lo scambio con l’Europa, inizialmente animata da pregiudizi, si va via via più totalizzante: il nuovo Giappone, plasmato dalla restaurazione Meiji, aveva destituito la classe samuraica, rinnegando usi e costumi autoctoni aderendo ad un’occidentalizzazione repentina, sinonimo di modernizzazione.

Il Giappone si mostra così all’Europa delle prime Esposizioni Universali come un paese dal doppio volto, teso tra i fili della tradizione e l’ansia di futuro, il Giappone moderno e l’ombra del suo affascinante passato.

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