Henri Cartier-Bresson: l’occhio del secolo

12 Novembre 2024

Henri Cartier-Bresson: l’occhio del secolo

Le origini

Henri Cartier-Bresson, uno dei più influenti fotografi del XX secolo, ha dedicato la sua vita a catturare l’istante perfetto. La sua storia è un viaggio che inizia nel cuore della Francia e si espande attraverso il mondo, lasciando un’impronta indelebile nella storia della fotografia. Esploriamo, dunque, i momenti salienti della sua vita e il suo legame speciale con l’arte, la fotografia e, in particolare, con l’Italia.

Henri Cartier-Bresson nasce nel 1908 a Chanteloup, in una famiglia benestante e influente e cresce in un ambiente che incoraggia la creatività. Dopo il liceo, la sua passione per la pittura lo porta a studiare nell’atelier di André Lhote. Qui sviluppa un occhio attento per la composizione e il colore, elementi che trasformerà in seguito nella sua fotografia. Immerso nell’atmosfera bohemien di Parigi, frequenta i circoli surrealisti, dove apprende l’importanza di catturare l’assurdo e il meraviglioso nei dettagli quotidiani. Questa esperienza lo segna profondamente e lo spinge a esplorare l’arte della fotografia come un nuovo mezzo per esprimere la sua visione del mondo.

Durante un periodo di convalescenza a Parigi, Cartier-Bresson scopre la fotografia e acquista una Leica 35 mm, un cambio di rotta decisivo nella sua carriera. Con questa macchina, inizia a immortalare attimi di vita che rischierebbero di svanire, e tra il 1932 e il 1935 i suoi viaggi in Messico e in Europa lo consacrano nell’ambiente fotografico newyorchese.

Martine Franck, Henri Cartier-Bresson, Forcalquier, Francia, 1972
© Martine Franck / Magnum Photos

Un testimone del Tempo

Il suo ritorno in Francia nel 1937 segna un nuovo capitolo nella vita di Cartier-Bresson. Si dedica al fotogiornalismo e, attraverso un periodo di apprendistato come regista presso Jean Renoir, apprende l’arte della narrazione visiva. Nel 1940, al servizio della Terza armata francese, entra a far parte della Resistenza e viene catturato dai nazisti. Durante tre anni di prigionia, la sua determinazione e il suo spirito indomito non vengono meno. Una volta fuggito, documenta la liberazione di Parigi nel 1944, restituendo al mondo immagini potenti e cariche di emozione.

Nel 1947, Cartier-Bresson co-fonda l’agenzia Magnum Photos, insieme a Robert Capa e George Rodger, progetto rivoluzionario che diventa un baluardo per la fotografia di reportage, dando voce a eventi e storie altrimenti ignorati. La pubblicazione di “Images à la Sauvette” nel 1952 consolida la sua fama, proponendo il concetto del “momento decisivo” come essenza della fotografia.

Dopo una carriera straordinaria, nel 1974 lascia la Magnum, donando all’agenzia la gestione del suo prezioso archivio. Da quel momento, si allontana dalla fotografia professionale per dedicarsi al disegno. Nel 2000, insieme alla moglie e alla figlia, fonda la Fondation Henri Cartier-Bresson, un’istituzione che continua a celebrare il suo straordinario contributo all’arte.

Henri Cartier-Bresson muore il 3 agosto 2004 in Provenza, ma la sua eredità vive attraverso le sue immagini e il suo indimenticabile sguardo sul mondo.

Henri Cartier-Bresson, Siena, 1953
© Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

Il legame indissolubile con l’Italia

“È molto semplice: sono il primogenito in famiglia, i miei genitori hanno trascorso la luna di miele a Palermo e io sono nato esattamente nove mesi dopo. Il momento del concepimento è più importante di quello della nascita; il desiderio è più importante del luogo di nascita, del posto in cui si finisce.”

Con queste parole, Cartier-Bresson descrive il profondo legame con l’Italia. Un rapporto che, stando alle date estreme delle sue presenze come fotografo, nasce nel 1932 e termina nel 1973, vale a dire copre l’intero arco della sua carriera, peraltro con notevole continuità (in sostanza, è solo nel decennio Quaranta – segnato da ben altre e drammatiche vicende personali e collettive – che Cartier-Bresson non compie almeno un viaggio nella penisola).

I suoi viaggi nel Belpaese offrono un palcoscenico straordinario per la sua evoluzione artistica. Ogni visita è un’occasione per esplorare e immortalare la bellezza e la complessità della cultura italiana. Dal primo viaggio di piacere e studio, in cui realizza alcuni capolavori, all’ultimo lavoro su commissione, l’Italia rappresenta un viaggio simbolico che riflette il passaggio dalla libertà artistica agli incarichi professionali.

La mostra, dedicata a questo tema, offre un’opportunità unica per scoprire aspetti meno noti della sua vita e del suo lavoro, rivelando una narrazione ricca di suggestioni e scoperte. Cartier-Bresson non è solo un fotografo, ma un narratore visivo che sa raccontare l’umanità attraverso il suo obiettivo. Il suo sguardo incantato sull’Italia ci invita a guardare oltre il quotidiano, a scoprire la bellezza nascosta e a fermare l’attimo, perché, come lui stesso affermava, “l’essenza della vita può essere catturata in un istante“.

Henri Cartier-Bresson, La festa della Befana, piazza Navona, Roma, 1951
© Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

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