30 Aprile 2021
Vedere la Musica, una sinfonia di capolavori al Roverella
A Palazzo Roverella, per la prima volta in Italia, siamo pronti ad approfondire il rapporto tra arti visive e musica. Declinato con modalità e sfumature differenti, dalla stagione simbolista fino alle avanguardie storiche del secolo scorso, arriva un’esposizione di vasto respiro sulla storia e sulle relazioni tra queste due sfere espressive.
Influenze, suggestioni e ispirazioni. Musica ed arti visive sono da sempre strettamente connesse.
Ma che legame c’è fra loro? Come si intrecciano queste due arti nell’età contemporanea?
Il tema è da sempre molto dibattuto dalla critica, tuttavia mai una mostra ha sviluppato in maniera così completa questo argomento. Ecco perché a Palazzo Roverella abbiamo pensato che fosse giunto il momento di colmare questa lacuna. E lo faremo fino al 4 luglio con Vedere la Musica, un’esposizione di ampio respiro sulle molteplici relazioni fra musica e arti visive, dalla stagione simbolista fino agli anni Trenta del Novecento.
L’arte dal Simbolismo alle Avanguardie
Il viaggio inizia alla fine del XIX secolo, con le vibranti composizioni del leggendario Richard Wagner che, insieme alle suggestioni esoteriche del periodo, danno vita ad un filone che dominerà l’Europa fino ai primi del Novecento. Ovvero fino a quando la riscoperta di Johann Sebastian Bach e del fascino esercitato dalla purezza dei suoi contrappunti sostituiranno il modello wagneriano, non solamente in campo musicale.
Nel periodo delle avanguardie storiche, poi, saranno diversi i modi in cui la componente musicale influenzerà le arti visive.
Nel Cubismo e nel successivo Purismo, infatti, pittori come Pablo Picasso e il giovane Le Corbusier sceglieranno come temi di partenza delle loro opere violini e chitarre per introdurre nei loro quadri le dimensioni della vibrazione acustica e dello scorrere del tempo. Nella Vienna d’inizio Novecento, anche Gustav Klimt, Oskar Kokoschka e Koloman Moser troveranno un riferimento importante nella musica. Lo stesso accadrà nel Futurismo italiano dove Luigi Russolo, ad esempio, oltre che artista visivo, sarà compositore e inventore degli “intonarumori”: macchine costruite per produrre brani composti da rombi, ronzii, crepitii e scoppi.
È con Vasilij Kandinskij e con Paul Klee, però, che la musica diventa davvero centrale, facendosi paradigma di una pittura che vuole liberarsi definitivamente dal concetto di rappresentazione per arrivare all’astrattismo e all’immaterialità delle fughe di Bach.
Ma non finisce qui. Perché l’arte dei suoni continuerà a essere presente anche nel linguaggio astrattista del Neoplasticismo olandese di Theo van Doesburg e nelle esperienze artistiche figurative che si affiancano e oppongono alle avanguardie, specialmente in Italia, dove operano Armando Spadini, Piero Marussig, Felice Casorati, Alberto Savinio e altri.
Vedere la musica. L’arte dal Simbolismo alle avanguardie è una lunga storia di relazioni, intrecci e corrispondenze. Una mostra-spettacolo di assoluto fascino dove emergono le infinite originali sfaccettature delle interazioni tra l’elemento musicale e la pittura.